Vittorio Foa (1910-2008) fu arrestato il 15 maggio 1935 a Torino e undici mesi più tardi condannato a 15 anni di detenzione. Fu liberato il 23 agosto 1943. I tedeschi occuparo l’ 8 settembre 1943 l’Italia settentrionale incluso Roma. Foa entrò nella Resistenza quell’autunno e militò nelle città di Torino e Milano. Dopo la liberazione fu eletto deputato alla Costituente e s’avviò a una lunga carriera da sindacalista nella CGIL e nella politica nazionale.

Nel 1998 pubblicò le lettere che scrisse ai genitori durante i suoi anni in gallera. Ha letto La crisi della civiltà di Johan Huizinga nel carcere Regina Coeli di Roma e ne parla nella lettera del 18 marzo 1938, in cui scrive:

[…] Ho letto un libro di un certo Huizinga intitolato La crisi della civiltà: ciò che è penoso non è che certa roba si scriva e si stampi, ma è pensare che certo avrà avuto un grande successo. E in sostanza un pamphlet antinazista, ma è cosi stupido da suscitare quasi, è tutto dire, della simpatia per i nazi. Secondo quel mangia-formaggi olandese (per l’onore del «sale della terra» spero che non si tratti di un profugo tedesco) il mondo va a rotoli (perché non si accomoda docilmente ai suoi desideri) e la colpa è, fra l’altro, del progresso tecnico, dello sport e del cinematografo! Il tutto è condito di un umanitarismo dolciastro che, per persone non immunizzate, deve avere un effetto terribilmente deprimente. Non riesco a capire come l’editore italiano si sia lasciato fregare a quel modo. Guardatevi dal leggerlo. […]

Vittorio Foa, Lettere della giovinezza. Dal carcere 1935-1943. A cura di Federica Monteverde, Einaudi, Torino, 1998, p. 380.

La pagina dedicata a Foa su wikipedia

La pagina dedicata a Foa nell’enciclopedia: Treccani